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La musica giusta sotto il testo giusto: Paolo Zicconi, dalla Lirica alla musica d’Autore
Canzone italiana d’Autore vol.2 ha incantato il pubblico del Teatro civico di Alghero
11/01/2016, 19:00 | Attualità
Lo scrittore e saggista Pierfranco Bruni ha dedicato importanti pubblicazioni ad alcuni cantautori italiani, da Fabrizio De Andrè a Franco Califano, sostenendo che le loro canzoni sono delle piccole opere poetiche soprattutto considerandone la profondità evocativa dei testi.
Abbiamo la stessa certezza, all’uscita del concerto di Paolo Zicconi sulla Canzone italiana d’Autore, eseguito alla conclusione delle lunghe feste di fine anno, nel sempre suggestivo Teatro civico di Alghero.
Canzone italiana d’autore, volume secondo, ha ribadito lo stesso Paolo Zicconi più volte in apertura, ricordando che il volume primo, quello che comprendeva i cantautori anni cinquanta-sessanta, era il contenuto del concerto presentato al Civico di Sassari nell’anno precedente.
In questo inizio del 2016 Paolo Zicconi ha scelto di eseguire canzoni degli anni 70 lasciando però allo splendido brano di Sergio Endrigo, “Mani bucate”, il compito di fungere da legame tra i due concerti.
La bravura di Paolo Zicconi, ed anche la sua scommessa, vinta, è stata quella di unire a brani molto noti alcuni invece quasi dimenticati, ed invece ripresi da Zicconi per la loro effettiva grande poeticità. Così accanto al “Titanic" di Francesco De Gregori e "Anna e Marco" di Lucio Dalla, Paolo Zicconi ha interpretato con intensità anche "Gli occhi dei bambini" di Stefano Rosso, "La Stazione di Zimà" di Roberto Vecchioni definita il suo “capolavoro poetico, il pezzo più bello”.
E per esaltare proprio la profondità dei testi e l’importanza della parola Zicconi ha più volte chiamato sul palco Pierluigi Alvau che il pubblico algherse e non solo, conosce da molti anni come poeta di suo e come infaticabile ed efficace interprete dei maggiori poeti contemporanei nella Rassegna più che decennale “I lunedì con la poesia”.
La scena, sobria e vestita dalle luci a cura di Guido Beltrami, si riempie dalla presenza scenica di Paolo Zicconi, che entra sul palco e si siede su uno scanno che abbandona poche volte, lasciando fluttuare la sua voce, con gesti ampli delle braccia: non ha bisogno di effetti plateali né di roboanti messe inscena, Zicconi è bastevole con la sua voce ad incantare e ammaliare il pubblico che gremisce ogni ordine di palchi, fino al loggione.
Sì, perché questo Concerto è stato anche una bella prova di “lezione” di musica contemporanea, in quanto Paolo Zicconi ha sempre accompagnato le sue esibizioni da un breve cappello introduttivo che ne ha scontornato i momenti storici della composizione. Così ha potuto parlare dei testi e degli anni settanta con canzoni di taglio politico, di protesta, e pertanto introdurre Pierangelo Bertoli e la sua “A muso duro".
Di particolare commozione è stata la parentesi dedicata a Ivan Graziani, algherese di madre, amico personale di Paolo Zicconi che ne ha ricordato aneddoti di vita emozionando i presenti molti dei quali, come chi scrive, ha conosciuto Ivan nei suoi anni giovanili. E “Firenze-Canzone triste” è stata cantata, a bassa voce, anche da tutto il teatro…
Il concerto ufficiale, come più volte lo ha definito lo stesso Zicconi, si chiude con Ivano Fossati, e la sua “Musica che gira intorno” e “Una notte in Italia” testo interpretato con grinta anche da Pierluigi Alvau.
Ma dopo gli applausi festosi e scroscianti, Paolo Zicconi si è riappropriato del palco per una conclusione più “algherese” ricordando che Fred Buscaglione era solito animare anche le serate danzanti del carnevale algherese d’allora…
E così con “Carina” e le note di Stefano Rosso, altro cantautore amato e rinverdito da Paolo Zicconi, si è concluso un concerto pulito, impeccabile e sobrio anche per esecuzione dei musicisti: Sergio Intelisano alla batteria e percussioni, Stefano Oggiano al basso elettrico, Antonio Fortunato alla chitarra ed i maestri Marcello Peghin alla chitarra e Giovanni Agostino Frassetto al piano.
Attendiamo e speriamo in un Canzone italiana d’Autore volume terzo: ma non troppo tardi!
FOTO di IVAN PERELLA