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Veronica Franco: il sortilegio della cortigiana-poeta, di Pierfranco Bruni
La bella veneziana accusata dal Tribunale della Inquisizione per Incantesimo
12/05/2018, 14:04 | Arte e CulturaDi processi e di menzogne i processi sono infarciti? Al canto della verità le voci della libertà si fanno trasparenze velate per tutte le inquisitorie maniera di intimidazioni. Procedere con una forma inquisitoria significa, principalmente, intimidire per poi procedere oltre. Il caso della veneziana Veronica Franco è dentro questa visione.
Anche lei passò per l’Inquisizione, indicata non solo come megera, ma accusata di stregoneria e di magia. Tanto che il suo amante, durante il processo, pare che abbia gridato: “Se lei è una strega lo è ogni altra donna a Venezia!” (dal film a lei dedicato, molto attento, “Padrona del suo destino” del 1998 per la regia di Marshall Herskovitz, con una Veronica interpretata da Catherine McCormack - Veronica Franco. Il titolo originale è “Dangerous Beauty”. Il film è stato tratto dal romanzo “The Honest Courtesan” di Margareth Rosenthal.
Veronica Franco era nata a Venezia il 25 marzo del 1546 e qui morta il 22 luglio 1591. Il film racconta un guerreggiare tra versi e un amoreggiare tra amori e sensualità. Una cortigiana, Veronica, comunque, che ha saputo fare dell’amore una verità di vita. Ha saputo creare poesia pur in un contesto molto complesso che è quello, appunto, della “caccia alle streghe”. La stregoneria non era intesa come un dato “maligno”. Entrava nelle apparenze della visione lasciva dei rapporti.
In un suo sonetto cantò: “Così dolce e gustevole divento,/quando mi trovo con persona in letto,/da cui amata e gradita mi sento”. Non è stregoneria, questa? Ma Veronica venne accusata di stregoneria perché era questa accusa che rientrava nelle disposizioni inquisitorie.
Il film tratteggia questo percorso all’interno di un immaginario che ha una sua rilevanza in cui l’eresia non riguarda soltanto un modello teologico, ma interessa un comportamento di vita e l’accusa di stregoneria rivolta nei confronti di Veronica non è altro che un espediente. Di Ovidio porta gli scavi: “Figlie d’amore, lussuria, bellezza, schiave di un solo dovere, l’ebbrezza”, “Fluttuammo tra cielo e terra, leggere, compiute di abbondanza e di piacere”.
Si ascolta nel film: “Mi pento di non aver avuto altra strada, ma non di aver percorso la mia”. E altro ancora: “Confesso di aver preferito la libertà di una puttana all'obbedienza di una moglie”. Ecco, forte questo chiosa. Ma non può passare sotto l’indicazione di stregoneria. Piuttosto di basfemia nel confronti di una apparenza consolidata?
È vero comunque che disse senza alcun timore: “Se siamo armate e addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come il loro; e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte; e per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello”.
Passò per l’Inquisizione e il documento relativo al processo, contenente data e accusa è conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia. Subì il processo nel 1580 per il “delitto” di “Incantesimo”. Taglienti le sue parole: “Se do loro la mia bugia, do loro la mia anima!”.
Era un delitto commesso dalle cortigiane in odore di stregoneria. Ma le sue influenti amicizie nella nobiltà veneziana, la portano, senza molti problemi ci sarebbe da dire, alla completa assoluzione. Ma le costò molto caro questo processo. Perché in seguito alle accuse rivolte perse i contatti con tutte le famiglie veneziane che contavano in quel tempo di Riforme e Controriforme.
Nello stesso anno in una lettera lasciò scritto: “Io sono tanta vaga, e con tanto mio diletto converso con coloro che sanno per avere occasione ancora d’imparare, che, se la mia fortuna il comportasse, io farei tutta la mia vita e spenderei tutto ‘l mio tempo dolcemente nell’academie degli uomini virtuosi…” (da Lettere familiari a diversi, Venezia, 1580).
Di lei si seppe ben poco dopo il processo. Infatti in suo verso reciterà: “…il nostro paradiso ahimè non dura se l’uomo per timor non se ne cura”, ovvero “Più che la carne inquieta,/mi rimorde l’amore,/beffata dal destino e schiava del mio sesso,/l’ebbra mia gelosia spegne in un mutuo amplesso,/una fiamma lasciva, fredda e senza splendore,/amo quell’armi stesse che m’han tolto l’onore”.
Ma Ovidio è sempre nella sua anima: “dolcemente congiunta al vostro fianco,/le delizie d'amor farò gustarvi”.
Bartolommeo Gamba, detto Bartolomeo o Bartolo Gamba (1766 –1841), ebbe a scrivere di Veronica Franco: “…crebbe in non ordinaria avvenenza, in ispirito, in cultura, in leggiadria; fregi tutti de' quali appresso abusò accalappiando gl'incauti, e cantando troppo lubricamente di amori. Era la sua casa aperta alla gioventù più dedita a' dissipamenti, sì però, che chi volea trovarsi più ricco di sue benigne parole dovesse andare più provveduto non dei doni della fortuna, ma di quelli dello spirito e dello ingegno”.
Perché la Inquisizione la processò? Resta ancora questa domanda ma che si chiarisce in una tale sottolineatura ricavata proprio dal processo delle argomentazioni dellaRomana Inquisizione: “…contro i malefici ed i sortilegi che con arti superstiziose tentano di danneggiare il prossimo; contro gli astrologi, divinatori e maghi, molto più se questi abbiano fatto patti con il demonio ; (omissis) contro chi predica dottrine scandalose e contrarie alla vera religione ; (omissis) contro quelli che in pubbliche dispute o in discorsi e scritti privati sostengono che la SS Vergine non sia stata concepita senza macchia originale”.
Quindi? Comportamento scandaloso e malefico sotto gli influssi di un sortilegio. Il film restituisce una Veronica Franco brillante. Infatti Catherine McCormack - Veronica Franco dirà: "Se fossi vissuta in altro modo, pronta al capriccio del marito, l'anima mia si sarebbe affievolita senza flusso di carezze, senza alito d'amore”. E ancora di più: “Voi, tutti voi golosi di ciò che io dono, ma intolleranti di tanto potere in una donna”.
Veronica Franco, nel film di Marshall Herskovitz e nella vita come nel romanzo di Margareth Rosenthal, resta padrona del suo destino.