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Valentina Fortichiari: la fatica e il fascino dell’Ufficio Stampa editoriale, di Neria De Giovanni
25/06/2019, 20:36 | Arte e CulturaHo conosciuto Valentina Fortichiari su presentazione di Giuseppe Pontiggia che era stato mio ospite ad Alghero per “L’Autore e il Premio”, manifestazione che coordinavo. Sapendo la mia data di nascita, 27 novembre, “Beppo” mi disse che dovevo assolutamente conoscere la mia gemella astrologica, Valentina Fortichiari, allora anche Ufficio stampa in Mursia.
Devo a questo incontro, oramai molto lontano, la pubblicazione del mio fortunato libro “Come leggere Canne al vento di Grazia Deledda”, nella famosa collanina rossa. Da allora seguo con amicizia e interesse i libri che Valentina ha regalato a noi lettori, quelli più “romanzi”, per esempio la vita di Leonardo Da Vinci o quelli legati all’acqua, l’elemento in cui Valentina si sente più a proprio agio, e soprattutto la saggistica su Zavattini e Guido Morselli come in una intervista a Mangialibri dichiarò: “ Preferisco coltivare la mia vocazione saggistica sui miei amati Guido Morselli e Cesare Zavattini, gli scrittori veri che accompagnano da sempre la mia vita.”
Nel titolo simbolico e ironico insieme del suo ultimo libro, “mi facevi sentire dostoevskij” (TEA, 2019) si riprende un altro “amore” letterario della Fortichiari, che al grande scrittore russo ha dedicato, negli anni ottanta, uno studio sulle sue “cento pagine più belle”.
Il sottotitolo avverte: “Manuale-Memoir di un Ufficio Stampa”.
Per chi ama i libri, ama scriverli, pubblicarli, leggerli, questo manuale di Valentina Fortichiari è una gioia! Ci trovi sia notizie professionali di chi per molti anni ha gestito Uffici stampa di grande responsabilità, ma anche gustose notizie di incontri con scrittori, di vita professionale vissuta tra i libri con grande passione, empatia, compromissione emotiva.
Il libro è diviso in quattro parti, la prima più tecnica, ci fa capire quale sia “la squadra” dell’Ufficio Stampa e come funziona al meglio, in relazione al “fuori” del mondo della comunicazione e al “dentro” della Casa editrice. La seconda parte è più concentrata sull’autore, sul lancio del suo libro, sul rapporto con i giornalisti, i momenti cruciali della scelta della location per le presentazioni , del firma copie, della cena “del dopo”. La terza parte si focalizza sulla attività di informazione e diffusione della notizia sul nuovo libro, sugli scrittori da presentare e promuovere. Ci sono capitoli molto interessanti ed “utili” come lo stile di una telefonata, o come rispondere alle stroncature. La quarta parte è finalmente centrata sulla carriera personale della Fortichiari e permette di conoscerla meglio al lettore che nel frattempo si è appassionato alla lettura di questa sua opera. C’è spazio per le persone che sono state importanti nella sua vita personale e professionale, da Grazia Cherchi ed i suoi insegnamenti (“Ricorda di essere sempre te stessa”) a Giancarla Mursia, a Mario Spagnol della Longanesi, cui è dedicato il libro, a Luigi Brioschi di Guanda.
Ecco “mi facevi sentire dostoevskij” è un libro preziosissimo sia per gli addetti ai lavori sia per chi spera di diventarlo…Infatti Valentina Fortichiari insegna con successo nei Master di comunicazione universitaria portando tra i banchi quello che spesso molti docenti non hanno, l’esperienza coniugata ad una grande professionalità teorica e pratica insieme.
Che dire ancora oltre che consigliare vivamente la lettura di questo bel libro? Mi sono piaciute tante definizioni del lavoro editoriale, forse quella che preferisco è quando la Fortichiari paragona la Casa Editrice ad una famiglia. “Ho spesso pensato all’azienda editoriale come una casa, nel senso domestico, di famiglia dove ho trascorso i migliori anni della mia esistenza”.
Oppure il capitolo dedicato alla “rete di contatti” che devono essere arricchiti ma nel pieno rispetto della privacy . Non è poca cosa visto che molti di noi sono ossessionati da inviti e pubblicità via internet arrivati sulla nostra mail privata, “carpita” non si sa dove…
E poi ci sono i ritratti di scrittori noti e famosi con cui Valentina Fortichiari ha intrattenuto rapporti professionali che spesso si sono consolidati in amicizia. Per esempio Marta Morazzoni e Donato Carrisi o Dirk Bogarde il cui ritratto chiude il libro.
Non a caso il volume è aperto da una prefazione dello scrittore spagnolo Ildefonso Falcones che racconta il suo rapporto con “la turca” come scherzosamente chiamava la capo Ufficio stampa Valentina Fortichiari.
Il tour di interviste per il lancio italiano dello scrittore indiano Vikram Seth offre alla Fortichiari l’opportunità di spiegare come non bisogna mai barare con i giornalisti: lei, fidandosi di un’unica foto fattale pervenire dalla casa editrice originaria, aveva presentato l’autore come un uomo dal fascino di Kabir Bedi ed invece l’aspetto fisico decisamente cambiato con gli anni, è stato compensato dalla sua grande raffinatezza e cultura.
“mi facevi sentire dostoevskij” presenta fin dal titolo un coinvolgimento diretto con il suo lettore, richiamando un sentimento proprio dello scrittore che ha avuto la fortuna di trovare sulla sua strada una professionista come Valentina Fortichari .
Ma, come lei ci insegna con questo libro, se non c’è la stoffa, la materia prima nell’opera e nel suo autore, l’Ufficio Stampa non può, non deve operare magìe, tanto meno far miracoli… in nome di una correttezza professonale di cui i lettori principalmente ringraziano.