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Il tema dell'esilio per scrittrici e scrittori raccontato da Silvia Tatti, di Valerio Calzolaio

10/07/2021, 09:53 | Arte e Cultura
Maria Silvia Tatti

Pagine scritte altrove. Da sempre. L’esilio è un antico tema storico connesso a innumerevoli geografie (ecosistemi) e scritture (lingue). Utilizzato, già nelle civiltà del passato, come strumento punitivo, inflitto a chi era colpevole di crimini politici o di omicidi, per lo più in alternativa alla condanna a morte, ricorre fin dalla cultura greca e dalle sacre scritture. Il termine rinvia all’esclusione da un territorio (in latino ex-solum) e ha implicito in sé il motivo dell’espulsione e della partenza; le lingue occidentali hanno coniato sinonimi che cercano di rappresentare la molteplicità delle condizioni di allontanamento dalla patria; nella modernità può diventare anche una scelta personale volta a evitare costrizioni, una reazione individuale di protesta contro i condizionamenti sociali, culturali, di genere del luogo di appartenenza. Se ne scrive, inevitabilmente, spinti dalla necessità di lasciare testimonianza di un evento esistenziale cruciale, talora proprio per elaborare la tragedia, sempre suscitando universali interesse e curiosità nei lettori. Tema autobiografico di enormi potenzialità, l’esilio esplora generi diversi e diventa, fin dalla Bibbia e dalle letterature antiche, un elemento narrativo di implicazioni allegoriche: i nessi esilio - morte ed esilio - rinascita rinviano a dimensioni emotive e culturali che travalicano le esperienze dei singoli e assumono un rilievo emblematico. Il linguaggio non può che dar voce a ogni condizione di disagio e di esclusione.

La catena di citazioni e rinvii è straordinariamente vitale, seppur discontinua: una prima genealogia dell’esilio è stabilita alla fine del I secolo d.C. da Plutarco, rinnovata da autori successivi con un passaggio cruciale e formidabile in Dante, ricorrendo infine di continuo negli ultimi due secoli, anche e sempre più con una marcata specificità femminile.

La docente universitaria di Letteratura italiana alla Sapienza di Roma Maria Silvia Tatti da decenni si occupa anche della presenza del tema dell’esilio nella letteratura antica e moderna, italiana ed europea, e ha colto l’occasione della casalinghitudine forzata durante la pandemia per sistematizzare in modo più organico le proprie ricerche.

In parte ha scelto un percorso cronologico, in parte ha individuato connessioni oltre le epoche storiche. Il primo capitolo ricostruisce il linguaggio narrativo dell’esilio dalla Bibbia ad alcuni classici come Sofocle, Cicerone, Virgilio, Ovidio, Seneca e Plutarco.

Il secondo capitolo è dedicato al paradigmatico Dante, al deposito memoriale e alla polifonia della Commedia.

Il terzo capitolo si concentra sul nostro paese e affronta la cultura dell’esilio tra Rinascimento e Risorgimento.

Il quarto capitolo è trasversale e individua assi permanenti: tre termini cruciali di un vocabolario minimo (partenza, viaggio, soprattutto confine, con Brecht); i generi letterari ricorrenti (lettere, diari, memorie, biografie); gli elementi permanenti dello stile sia nella lingua che nella retorica; l’eterna questione del ritorno (impossibile o eventuale che sia).

Il quinto capitolo è dedicato alle scrittrici esuli, non solo italiane, non solo recenti.

Il sesto e ultimo capitolo aggiorna la trattazione al Novecento e all’inizio del terzo millennio. Ricca la bibliografia, utile l’elenco dei nomi propri.

Esuli: scrittori e scrittrici dall’antichità a oggi
Silvia Tatti
Letteratura
Carocci Roma
2021
Pag. 182 euro 19

VALERIO CALZOLAIO
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