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Piero Marrazzo, da Roma a New York, il suo romanzo autobiografico, di Valerio Calzolaio

25/04/2025, 10:40 | Arte e Cultura

Roma e New York, prevalentemente. 2009 e 2012. La vita del giornalista Piero Marrazzo (Roma, 29 luglio 1958) è stata segnata da una caduta, da uno scandalo, appunto il “caso Marrazzo”. A luglio 2009, quando da quattro anni era Presidente della Regione Lazio (eletto nel 2005, a guida di una giunta di centrosinistra), alcuni carabinieri irruppero nel luogo in cui si trovava con una donna transessuale, fecero un filmato a sua insaputa mentre era ancora in mutande, mesi dopo cercarono di ricattarlo e il video fu recapitato a organi d’informazione. Aveva una moglie e tre figlie (due dal precedente matrimonio). Si dimise, per ragioni di opportunità politica, anche se non aveva commesso alcun reato; seguì una terapia con una coetanea bravissima psicoterapeuta; andò un mese nell’abbazia di Montecassino; riprese lentamente a vivere, a lavorare, a dare e ricevere amore.

Circa due anni dopo, per caso (voleva avere il passaporto statunitense, come la mamma) decise di iniziare un’indagine intima su una parte della vita della famiglia materna, risalente a prima della sua nascita: Luigia Gina Spina era vissuta negli Stati Uniti fino al 1954, prevalentemente a Manhattan, e aveva avuto un figlio prima di tornare in Italia, nessuno risultava aver mai conosciuto il padre di suo fratello Riccardo. A luglio 2012 Marrazzo è riuscito a risolvere più o meno l’intero enigma, si trova a Morro Bay, una baia costiera della California, con il solito compagno di viaggio tipico di ogni cronista, uno dei taccuini su cui ha sempre appuntato memorie, vicende e pensieri. Quello che doveva scoprire, ormai, è venuto a galla: si tratta di una verità dura, nascosta troppo a lungo, lui e la sua famiglia debbono fare i conti con una nuova storia buia, ipocrita, inaccettabile, un altro “caso”, forse simile, ma del tutto indipendente da quello occorsogli nel 2009.
Per raccontare compiutamente una parte significativa della propria intensa esistenza e delle origini della famiglia della propria madre, Piero Marrazzo ha atteso che si concludessero i tre gradi del giudizio nel processo ove risultava come parte offesa, tredici anni dopo, con la condanna degli imputati, quei carabinieri infedeli all’Arma che lo avevano sorpreso in un appartamento di via Gradoli. Ne è venuto fuori un romanzo autobiografico molto interessante e ben scritto (con la collaborazione di Claudio Panzavolta), su più livelli emotivi di storia politica e introspezione, di informazione colta e commozione privata.

Anche suo padre Joe (1928) era un giornalista, un segugio di qualità contro la mafia e i segreti della Repubblica negli anni Settanta (compreso il sequestro Moro, il cui “covo” era pure in via Gradoli), che notoriamente aveva avuto altre storie sentimentali, comunque agli antipodi rispetto al padre della moglie, anticomunista viscerale, legato a politici e mafiosi statunitensi, trasferitosi in Italia come direttore italiano del quotidiano “Il progresso italo-americano” (ove pure aveva apprezzato e assunto il futuro marito della figlia). Attraverso loro, Piero Marrazzo era venuto in contatto con tante vicende storiche del Novecento, lui militante socialista fin dall’adolescenza, impegnato e di sinistra. Dopo le dimissioni dalla politica attiva, sente crescere il bisogno di ricostruire le esperienze negli Usa del nonno Eugenio, le tensioni fra nonno e padre, la precedente maternità della madre. Ed è aiutato dalle proprie, di figlie: Giulia, Diletta e Chiara gli sono state sempre vicine, nonostante tutto. Compaiono nella sua narrazione (in prima persona al passato) come affetti essenziali, firmando qualche pagina sul loro personale punto di vista, sul “caso” e sulle ricerche. Non si può e non si deve mai negare a una persona un diritto solo per via del proprio orientamento sessuale, i desideri sono personali, senza ipocrisie. Gli spunti sui migranti, emigrazioni e immigrazioni, risultano frequenti e utili. Segnalo l’ambasciatrice Luce, a pag. 177. Nella prima parte hanno molto spazio anche le sedute di psicoanalisi con la luminare Professoressa Manuela, una personalità nota a chi era appassionato di cultura nel secolo scorso, in fondo proprio a lei (che lo segue dal 2019?) si deve il desiderio iniziale a condurre una ricerca sui genitori (vi sono anche foto significative), entrambi morti per tumore già molti anni prima. Della seconda e terza parte sono coprotagonisti gli amici Massimo e Mark che lo accompagnano nel viaggio o nella permanenza a New York (ove mangiano italiano e bevono insieme spesso molti liquori), infine il fratello. La canzone preferita di Joe era I Will Survive di Gloria Gaynor.

Storia senza eroi
Piero Marrazzo
Romanzo autobiografico
Marsilio Venezia
Pag. 334 euro 18
2025 

VALERIO CALZOLAIO
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