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"Law and Literature": gli scrittori giuristi

La coppia Giuseppe Contini e Luisa Bussi, ma anche professori come Gustavo Zagrebelskj; magistrati come Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo, Gherardo Colombo, Ettore Randazzo, Simonetta Agnello...

04/04/2015, 15:48 | Arte e Cultura

Sono stati di recente pubblicati, per i tipi della casa editrice Nemapress, due volumi diversi, eppure tra loro strettamente correlati. Si tratta di Mazzamurru di Giuseppe Contini e di Vuoto di scena di Luisa Bussi. Diversi gli autori, lo stile, il genere narrativo: il primo è una raccolta di poesie in sardo-campidanese, con traduzione italiana a fronte, e il secondo invece un romanzo.

Dico subito che sono due scritti di pregio. Il romanzo, scritto con uno stile lineare, appare solido e ben costruito. La raccolta poetica, di inconsueta profondità e ricca di aforismi, rielabora in modo originale echi della memorialistica del Novecento, a partire da Masters.
Per quanto diversi, il legame tra i due libri è forte. Essenzialmente per due ragioni. La prima è che gli autori sono entrambi giuristi, a lungo docenti: di diritto costituzionale lui, di storia del diritto lei.  La seconda è che sono marito e moglie.

Quanto al primo aspetto, nulla di cui stupirsi. Diritto e letteratura sono intrecciati da sempre. Si pensi a Sofocle e Platone, che dedicano opere ad Antigone e Socrate, che si immolano per il loro senso di giustizia di fronte a leggi inique; e in tempi moderni alle odissee giudiziarie dei protagonisti dei molti romanzi. In fondo Il Mercante di Venezia di Shakespeare è la storia di un credito immorale e inesigibile, e del relativo processo. E così può dirsi per Milton, Hugo, Dickens, Dostoevskij, fino al Processo di Kafka, e poi ai giorni nostri.

Ma non si tratta solo del contenuto delle opere. Anche della formazione giuridica degli autori. Cicerone e Seneca erano avvocati. Tommaso Moro fu, tra l’altro, avvocato e giudice. Bacone e Montesquieu avevano studiato diritto. Dickens era il praticante di uno studio legale. Nel Novecento Jorge Amado, Wallace Stevens, Francesco Galgano, Michele Salazar, ecc.

E giuristi più o meno titolati si rinvengono tra i fondatori americani del genere letterario del legal thriller: da Grisham a Turow, da Patterson a Forsyth, ma anche tra gli italiani Carofiglio, De Cataldo, Lucarelli, Carlotto, Fois, Camilleri, e tanti altri.
Non stupisce dunque che in America sia nato, oltre quarant'anni fa, il movimento "Law and literature", al quale hanno fatto seguito in Italia ben due associazioni, ma si sa a noi italiani ci piace costruire fazioni: l'Associazione italiana diritto e letteratura (AIDEL) e la Società italiana diritto e letteratura (SIDL).

E non ci stupisce neppure che molti giuristi anche oggi si rivelino scrittori, in particolare negli anni della tarda maturità. Ad esempio professori come Gustavo Zagrebelskj; magistrati come Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo, Gherardo Colombo, Ettore Randazzo, Simonetta Agnello; avvocati comemin FeliceGianfelice o Cesare Rimini.

Ma venendo ai sardi ricordiamo che il nuorese Sebastiano Satta fu non solo poeta e giornalista, ma anche avvocato; mentre Salvatore Satta, parente di Sebastiano, non è stato solo uno dei più grandi giuristi italiani, allievo di Zanzucchi, autore di un'immensa produzione scientifica in materia di procedura civile, ma si colloca anche tra i più grandi narratori.

E poi, i due autori sono una coppia.

Voglio dire innanzitutto che, conoscendoli, mi sento di smentire la graffiante sentenza di Elsa Morante secondo cui "le coppie di letterati sono una peste".
Ne costituisce attendibile testimonianza, prova di maturità e in fin dei conti lezione di stile il fatto che i due autori, cimentandosi l'uno in poesia e l'altra in prosa, pur attingendo necessariamente a vari momenti della loro vita, per lungo tempo comune, non abbiano colto l'occasione per cantarsela di santa ragione, secondo un modello comportamentale assai ricorrente, e non meno deprimente, del divismo letterario internazionale e in particolare americano.

Dato che Contini e Bussi sono due autori felicemente sposati, e che convivono da decenni in piena armonia, non c'è ragione di inserire in questa galleria di coppie di scrittori l'amore saffico tra Gertrude Stein e Alice B. Toklas, e quello proibito tra Arthur Rimbaud e Paul Verlaine, i loro litigi e il tentato omicidio del primo da parte del secondo, che poi torna dalla moglie, che pare lo picchiasse perché scriveva, e poi cade in depressione.

E così mi taccio anche dal ricordare il rapporto che unì Henry Miller (Tropico del Cancro) non solo alla seconda moglie, la danzatrice bisessuale June Edith Smith (descritto da  Miller nel romanzo Trilogia della Crocifissione Rosea) ma anche alla scrittrice Anaïs Nin, un rapporto ben presto messo in comune.
E tantomeno quello tra Virginia Woolf, e il marito Leonard Woolf. Non lui, ma le amiche di lei, e in particolare la scrittrice VitaSackville-West, hanno influenzato la sua produzione letteraria.
 

Antonio Casu
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