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“Questa sera è già domani”: con Lia Levi ancora oltre le leggi razziali, di Neria De Giovanni
A settant’anni dalla nascita dello Stato di Israele
17/04/2018, 18:07 | AttualitàA chiusura dei libri di Lia Levi mi sono sempre chiesta da dove scaturisca tanto fascino per la sua scrittura. Anche il suo ultimo romanzo “Questa sera è già domani” (edizioni e/o) produce tale innegabile effetto: alla fine ti senti affezionato ai protagonisti, li conosci come fossero tuoi vicini di casa, ne hai seguito affanni, gioie e speranze.
Il periodo è sempre quello difficile e terribile intorno alla seconda guerra mondiale che per Lia Levi significa soprattutto vita da ebrea e persecuzioni in quanto ebrea.
In questo libro la città non è Roma, protagonista di tante altre storie e luogo dove vive e lavora la scrittrice, bensì Genova, ma la sua presenza è come risucchiata dal girotondo dei personaggi che si presentano ad arricchire quello che si potrebbe definire un romanzo di formazione.
La trama infatti insegue la vita del piccolo Alessandro, bambino prodigio che a quattro anni legge di filato, di sua madre Emilia, del padre intagliatore di pietre belga e tutto intorno una miriade di zii, cugini, nipoti. Ebrei. Ebrei che non credono sia possibile che il popolo italiano si accanisca contro di loro, loro ebrei italiani, anche ebrei fascisti. Ma le leggi razziali incombono, arrivano e lasciano interdetti molti personaggi così come, nella realtà, è successo per centinaia di famiglia ebree in Italia. Incredulità prima , poi terrore.
Una delle caratteristiche che fanno della scrittura di Lia Levi un vero capolavoro della nostre lettere, sta proprio nel saper svolgere una vicenda dai contorni tragici con la scorrevolezza del quotidiano. Amori, litigi familiari, fatti minimi di tutti i giorni incrociati con i fatti della Grande storia, dalla fine degli anni trenta fino alla caduta del fascismo. Si citano battaglie, si riportano proclami ed editti, si fa riferimento diretto a vicende politiche e belliche.
Sono sempre più convinta che soprattutto i giovani che non hanno conosciuto questi terribili avvenimenti del nostro recente passato, debbano leggere libri come quelli di Lia Levi: vi si incontrano uomini e donne che hanno speranze di vita e inimicizie, figli, parenti, attività economiche, letture, passatempi, aspirazioni, infatuazioni, insomma vivono come tanti di noi oggi. Ma loro in quanto ebrei hanno dovuto scontrarsi con una realtà che, nel romanzo “Questa sera è già domani” porta alcuni dei protagonisti a scampare alla deportazione grazie a documenti che permettono loro di passare il confine e rifugiarsi in Svizzera. Salvi.
In conclusione, la riproduzione del permesso di soggiorno di Luciano Filippo Tas in Svizzera datato 15/10/1943 e una contestuale dichiarazione della scrittrice, ci svela l’origine stessa del libro che abbiamo appena finito di leggere: “Il documento qui a fianco è il modulo originale di accettazione della dogana svizzera di mio marito, Luciano Tas. A lui e alla sua storia è ispirato questo romanzo. Luciano conservò per tutta la vita un sentimento di profonda riconoscenza per la Svizzera”.
Veramente non c’è romanzo migliore, più suggestivo e penetrante, della vita vera.
E Lia Levi continuerà a raccontarcela…