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Ancora Clara Simon la giornalista detective di Francesco Abate, di Valerio Calzolaio
24/10/2022, 12:57 | Attualità
Cagliari. Ottobre 1905. Due ragazzacci inseguono il compare bandito Anima Niedda, anziano e malvagio, fra cunicoli, pozzi, buchi, fuochi, slarghi e snodi, nell’immensa rete montana sotterranea della necropoli punica di Tuvixeddu, la tana dove si nasconde. Gli sparano nella Grotta della vipera, lo mancano, lui fugge nell’oscurità ma fa un passo falso, precipita urlando, muore. Il mondo criminale organizzato nel cagliaritano può riorganizzarsi. Sono i giorni del terremoto in Calabria, avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 settembre; anche in Sardegna parte la raccolta di fondi di solidarietà, a Cagliari ne sono organizzate almeno due, una da parte di ricchi aristocratici, una da parte di sindacalisti socialisti. La bella 21enne osteggiata giornalista Clara Simon, figlia di un capitano della marina militare regia (dato per morto) e di una cinese del porto (morta dandola alla luce), adottata dal 76enne potente nonno armatore Ottavio, partecipa a quella del fior fiore della borghesia e della nobiltà a Villa Pernis, ha l’incarico di raccontare l’evento ai lettori dell’”Unione”. Mentre il suo caro amico e collega di cronache Ugo Fassberger, anche lui mezzosangue ma ben accetto e dai capelli rossi, conversa con la bionda simpatica ereditiera Elvira, lei coglie l’occasione per parlare con Michelangelo, cugino del padrone di casa, funzionario dell’ambasciata italiana in Cina, sbarcato da poco e disponibile a tenerla informata sui reduci dispersi (lei è convinta che il padre non sia deceduto). Analoga raccolta benefica si svolge al magazzino deposito di formaggi, il “Gran ballo popolare pro Calabria”, presenti altri amici legati a Clara e l’avvocato Mario Tucci, delegato dal comitato nazionale del Partito socialista appena giunto dal continente. Quella notte, in un agguato di ritorno dalla prima festa, vengono uccisi i chiacchierati baroni Cabras di Oristano con l’autista, malandato ma vivo resta solo il conte Cappai Pinna, padrone di mezza città, emblema dell’arrogante intreccio di affari e potere. Chi è stato e perché?
L’ottimo giornalista e scrittore Francesco Abate (Cagliari, 1964) prosegue la serie e narra un’altra avventurosa storia di oltre un secolo fa: il porto di mare e il Poetto da ripensare, i disastri e la beneficienza, gli strozzini e la varia malavita, i poteri forti e la lotta di classe, le piste politiche e le strade del denaro, sigaraie e operai, lavoro giovanile e dinamiche giornalistiche (con l’insopportabile vice direttore). I maestri calafati sono operai specializzati nelle costruzioni e manutenzioni navali, talvolta si dedicano anche ad altro (da cui il titolo). La narrazione è in terza varia, prevalentemente sull’indomita Clara, capace pure di inforcare una bicicletta motorizzata (da cui la copertina). Lei intende andare a Napoli per verificare meglio cosa è accaduto al padre, intanto resta ancora incerta (sempre attenta alle relative attraenti schermaglie) rispetto alla scelta sentimentale (con chi far coppia). Continua certo a interessarle l’investigatore ufficiale, il giovane tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, baffi e pizzetto d’ordinanza, labbra scure e carnose, stregato dall’affascinante ragazza e forse ricambiato.
La ricostruzione delle vicende urbanistiche d’inizio Novecento è accurata; l’autore ha fatto affidamento e cura di vecchie foto di famiglia, filmati e giornali d ’epoca, saggi e guide. Troviamo un interessante spaccato di storia, non solo sarda: povertà, malattie, fame, voglia di riscatto e fermenti rivoluzionari nei confronti sia dell’aristocrazia borghese che del maschilismo imperante, i risvolti internazionali dell’epoca (qui il triste coinvolgimento italiano nella ribellione dei Boxer). Lo stile appare raffinato e godibile; anche il piglio è fresco, ironico e divertente, con gli opportuni salti di tensione, pur se nell’intreccio abbondano gli aspetti prevedibili della commedia gialla.
Segnalo il cenno al grande Sebastiano Satta, a pag. 207. I Pernis hanno le vigne, vino e acquavite servono a tutti. Valzer, mazurka e ballu tundu, a ballare ci si intende meglio che con le parole delle lingue diverse.
Il complotto dei Calafati
Francesco Abate
Giallo
Einaudi Torino
2022
Pag. 262 euro 17,50