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La "lezione" di Papa Benedetto: leggere per giudicare, di Massimo Milza
03/01/2023, 12:26 | Attualità
Ora che Papa Ratzinger se ne è andato, un consenso unanime circonda la sua persona, riconoscendogli straordinaria intelligenza, profondità di pensiero, ampia capacità di giudizio critico e quant’altro ne fa una delle personalità più eminenti del XX secolo.
Eppure, non molti ricordano il vergognoso episodio che accompagnò l’invito fatto al Papa dal Rettore dell’Università La Sapienza nel 2008 per svolgere il discorso inaugurale dell’anno accademico.
La contestazione che un manipolo di 67 “scienziati” della Sapienza (su un totale di 4500 professori), supportati da alcune decine di studenti (che organizzarono persino una “settimana anticlericale” a base di porchetta e vino dei Castelli !), fece contro l’invito del Rettore al Papa, definendolo “un evento incongruo e non in linea con la laicità della scienza”, si creò un tale furore polemico, amplificato da quella frazione della cultura laica italiana, anch'essa di dimensioni minime, ma sempre molto presente e rumorosa sui media, che il “mite” Benedetto preferì declinare l’invito.
E così il Papa accolto persino nella Moschea Blu di Istanbul per la ricchezza del suo pensiero, fu costretto a rinunciare ad una lezione nella principale Università della diocesi di cui era Vescovo.
Ma che cosa rimproveravano gli oppositori, tra i quali spiccano alcuni nomi, come il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, alla Lectio magistralis del Papa alla Sapienza?
Tutto si basava sulla citazione che in un discorso del 15 febbraio 1990 l'allora cardinale Ratzinger aveva fatto, del filosofo (agnostico e libertario) Paul K. Feyerabend, per un positivo giudizio che questi aveva dato dell'operato della Chiesa cattolica relativamente al processo a Galileo Galilei. Il Cardinal Ratzinger fu accusato di aver interpretato male, e quindi usato a sproposito, il pensiero di Feyerabend, e che l'affermazione citata sarebbe stata fatta per assurdo dal filosofo.
Ma i dubbi sulla correttezza dell'interpretazione di Ratzinger furono fugati dallo stesso Feyerabend, che commentò personalmente il discorso del cardinale in un'intervista al settimanale Il Sabato, affermando “La mia tesi è stata presentata correttamente. La Chiesa aveva ragione nell'affermare che gli scienziati non rappresentano l'autorità finale in materia scientifica. Sono in molti oggi a concordare su questo punto. Si è capito che gli scienziati sono competenti solo in campi ristretti, che spesso essi esulano dalle proprie competenze e, quando lo fanno, i loro giudizi entrano in contrasto.”.
Inutile e troppo lungo entrare ora nella disputa che si fece allora sul discorso di Ratzinger e come fu chiaro poi che il futuro Papa esprimesse al contrario, una difesa della razionalità galileiana contro lo scetticismo e il relativismo della cultura postmoderna.
Quello che mi sembra ben chiaro riconoscere in questa vicenda e come, purtroppo, si potrebbe applicare a tante altre vicende in cui la partigianeria fa premio sulla razionalità (vedi il clamore suscitato dai c.d. “no vax” o da quanti reclamano che la pace in Europa andrebbe difesa lasciando l’Ucraina imbelle di fronte alla aggressione russa) è la vecchia e sempre attuale massima “La madre dei cretini è sempre incinta”.