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Gigi Riva, rombo di tuono e Grazia Deledda, di Neria De Giovanni

24/01/2024, 19:44 | Attualità

Fiumi di lacrime, fiumi di inchiostro per Gigi Riva, il campione riservato e assoluto che ha deciso di diventare sardo. Ha scelto la Sardegna come terra di elezione. Questo molti anni fa, quando ancora l’Isola non era diventata il paradiso proibito di ricchi annoiati e veline in cerca di calciatori.
La Sardegna lo ha riconosciuto ed amato come figlio, ma tutta la Nazione lo piange, dal semplice cittadino all’Inquilino del Quirinale.
Anche io benché non segua il calcio come sport, ammiravo e conoscevo questo grande giocatore e il suo soprannome, rombo di tuono, come lo chiamò Gianni Brera sul “Guerin sportivo”, dopo la famosa vittoria sull'Inter a Milano.
In alcuni resoconti giornalistici di queste ore si legge che la denominazione di “rombo di tuono” il buon Brera l’avesse mutuata da Grazia Deledda.
Simona De Francisci, condirettrice del Tg di Videolina, mi ha messo in contatto con  Radiolina per lo speciale su Gigi Riva  condotto da Giuseppe Deiana e da Lele Casini  in cui mi è stato chiesto di approfondire tale rapporto. Ringrazio di avermi dato questa opportunità.
Ebbene il temine “rombo di tuono” è veramente usato da Grazia Deledda almeno in due romanzi.

Il primo è “Cenere”, uscito a puntate sulla rivista “ Nuova Antologia” di Firenze nel 1904 e nel 1905 a Roma per poi essere ripubblicato in volume dall’editore Treves di Milano nel 1910.
Alla fine del primo capitolo, la giovane Olì, incinta di un nuorese sposato che l’ha abbandonata, si rifugia presso una vedova di Fonni che si prenderà cura di lei e del suo bambino. Fonni, paese di montagna dove il vento fischia forte tra le strette vie:

“L’ombra addensavasi, il vento urlava sempre più forte, con un continuo rombo di tuono: pareva di essere in una foresta sconvolta dall’uragano, e le parole e la figura cadaverica della vedova, in quell’ambiente nero, illuminato solo a sprazzi dalla fiamma lividignola del misero fuoco, davano ad Olì una infantile voluttà di terrore.”
“Cenere” è un romanzo molto noto ed importante anche perché Eleonora Duse, di cui quest’anno si celebrano i cento anni dalla morte, scelse questa storia per interpretare l’unico film della sua carriera di attrice. Fu una splendida e drammatica Olì.
Proprio nel 1910 sempre Treves dà alle stampe un romanzo meno noto ma con lo stesso riferimento al “rombo di tuono”.

“Il nostro padrone”, romanzo contro la speculazione boschiva racconta la storia di un nuorese tornato dal Continente dove ha scontato un pena per un antico delitto, che si incontra con un carbonaio toscano venuto in Sardegna per il taglio dei boschi.
Il romanzo si apre con la descrizione della diligenza che porta da Macomer a Nuoro e il cui” Unico viaggiatore, in quella notte di aprile, era un capo-macchia, cioè uno di quei carbonai per lo più toscani, che in Sardegna dirigono il taglio dei boschi.”
Ebbene quasi tutta la prima parte del romanzo è sotto un intenso  temporale per cui al cap.8 si legge: 

Si sentiva il vento fremere a intervalli, poi il suo rumore cresceva, si avvicinava, diventava cupo e fragoroso come un rombo di tuono, e di nuovo diminuiva e s’allontanava ridiventando un lieve fruscìo. Pareva che un treno attraversasse la solitudine della montagna.”
 

Non so se e come Gianni Brera avesse trovato questi riferimenti  deleddiani, ma mi piace pensare che Gigi Riva che ha unito tutti i sardi, sia ricordato attraverso le parole di una grande donna, orgoglio sardo nel mondo.

NERIA DE GIOVANNI
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