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La storia delle "vergini giurate" , dal romanzo al film
La giovane regista Laura Bispuri ha portato al Festival di Berlino il capolavoro della scrittrice albanese Elvira Dones
24/02/2015, 16:14 | AttualitàLa sessantacinquesima edizione del Festival del Cinema di Berlino che ha chiuso il 15 febbraio scorso, ha visto come unica pellicola italiana in concorso il lungometraggio della regista Laura Bispuri "Vergine giurata” , tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice albanese Elvira Dones, pubblicato da Feltrinelli nel 2007.
La sua ricerca che ha dato come frutto il romanzo “Vergine giurata”, è collegata con il fenomeno della conversione della donna in uomo, la donna che rifiuta la propria femminilità nelle montagne dell'Albania settentrionale e del Kosovo. Tramite le vicende della protagonista il libro indaga le ragioni e le conseguenze di questo fenomeno sociale disciplinato dal diritto tradizionale albanese. Si decide di rinunciare alla propria sessualità, restare vergini per tutta la vita, vestire come un uomo, vivere da maschio tra gli uomini, per vari motivi, uno dei quali, che è anche quello della protagonista del romanzo, è sfuggire ad un matrimonio combinato.
Nel film Alba Rohrwacher è la protagonista nei panni di Hana, ragazza albanese cresciuta in una comunità montana rigidamente ancorata a codici morali dove le donne sono ridotte a semplici schiave dei loro uomini. Non accettando questo destino già segnato, Hana sceglierà di prendere un nome e un'identità maschile, sacrificando così la sua femminilità in favore della libertà.
Il film, e prima ancora il romanzo, è una riflessione interessante sulla sessualità e sul desiderio di evitare ogni forma di repressione: Hana si trasferirà a Milano, città in cui vive sua sorella, con la speranza di cambiare vita e di scampare al suo destino di “burrnesh”.
Il romanzo è scritto in maniera paratattica, con lo spazio tradizionalmente riservato al discorso diretto che si mescola con la descrittività ed il pensiero interno della protagonsta.
Ne deriva una scrittura asciutta, atta a raccontare una situazione esistenziale molto rude, immediata , dura , dove i sentimenti sembrano banditi e sepolti sotto una scorza sessuale esterna che deve nascondere i più intimi stati d’animo.
Ovviamente tra il romanzo e la sua trasposizione filmica ci sono dei cambiamenti che però non scalfiscono il progetto narrativo di fondo. Poco importa se Hana scappa in Italia, a Milano dalla sorella, come nel film, o negli Stati Uniti dalla cugina, come nel romanzo: il fine è una ricerca personale, isolata ma alla fine vittoriosa, della ricerca del sé, delle proprie pulsioni sessuali ed esisteziali che vivono anche al di sotto dell’identità maschile, adottata per scampare ad una violenza, quella più forte, della perdita della libertà.