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Chiude la Collana Mondadori, ma i veri poeti sono (fortunatamente) altrove
17/07/2015, 19:15 | Attualità
In questi ultimi giorni sui più autorevoli quotidiani italiani è scoppiata una polemica che, a dire il vero, mi pare sia “ciclica”: la poesia è morta.
La Mondadori, infatti, avrebbe interrotto la pubblicazione della sua più prestigiosa collana di poesia.
Per quanto importante sia Mondadori e soprattutto per quanto di “glorioso” abbia rappresentato la collana dello Specchio e l’Almanacco dello Specchio , per la verità già scomparso dal 2010, non mi pare si debba e si possa parlare di morte della poesia.
Semmai di senescenza e pensionamento di un certo modo di intendere la poesia e soprattutto di pubblicarla.
Pare che nella collana Mondadori, come in quelle di altre di Case Editrici importanti, venissero accolti soltanto gli amici degli amici, spesso gli stessi poeti che facevano “ ‘a muina”, passando da curatori di collana a critici letterari recensori/prefatori, a “poeti laureati” e da loro stessi pubblicati.
Molti di essi erano (e sono) anche professori universitari e questo aumentava (e aumenta) il “voto di scambio”.
C’è da capire se l’interruzione della collana Mondadori sia dovuta ad una riscontrata non economicità della poesia- nel qual caso ad una legittima motivazione commerciale- oppure se la sua chiusura sia anche la concreta ammissione del fallimento di una linea poetica voluta da una determinata leadership decisionale-editoriale.
Forse proprio un certo gruppo di poeti ha contribuito ad allontanare quei pochi lettori di poesia, con i loro testi astratti, astrusi, forzatamente intellettualistici. Che tutto sia iniziato con il Gruppo ’63?
Ed invece nel Paese reale proliferano ed abbondano , con centinaia di spettatori, i Festival della Poesia, le serate di reading dal vivo, e il 23 marzo si celebra “La giornata mondiale della poesia” voluta dall’UNESCO.
Affollatissimi Concorsi e premi letterari di poesia animano le città italiane e non solo…
Per non parlare delle decine e decine di sillogi poetiche date alle stampe. Certo, non sempre di qualità, ma, come sosteneva un grande critico indipendente, l’alfabetizzazione poetica fa germogliare i veri, pochi, poeti.
Perché i veri poeti ci sono ancora.
Potrei farne i nomi, tra donne e uomini, magari da Roma in giù…
Interessa?