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L’IMMAGINAZIONE CREATIVA IN "TEMPI DIFFICILI" DI CHARLES DICKENS
08/02/2021, 16:09Il 7 febbraio del 1812 nasce Charles Dickens. Rileggaimo uno dei suoi romanzi più celebri: "Tempi difficili".
Loo contempla il fuoco nel camino: cosa ci legga dentro, suo fratello Tom non riesce proprio a concepirlo. Eppure lo spettacolo delle scintille rosse risveglia in lei qualcosa di sopito, alimenta una dolce, proibita inclinazione. I suoi pensieri, così ribelli, le sfuggono all’improvviso e, per pochi istanti, galoppano verso il futuro. La vita è breve, riflette rassegnata, mentre la fiamma si consuma, e non resta che la cenere: è solo una bambina e già rimpiange la felicità che le sarà negata.
Sin da piccola suo padre l’ha educata al rigore del calcolo, all’esattezza dei numeri: solo i fatti sono necessari alla vita, afferma il signor Gradgrind con piglio deciso, davanti ai propri alunni come ai propri figli. La fantasia è nociva, un’erbaccia da estirpare: distorce la realtà, offusca le menti. A che serve un’oziosa immaginazione quando le scienze attestano l’unica, indiscutibile risposta? Perché salpare verso acque sconosciute quando si può godere della tranquillità portuale? Così Louisa asseconda la volontà paterna e trascorre i propri giorni nella fumosa Coketown rinunciando ai pochi stimoli che la cittadina ha da offrire: ben presto si ritrova donna, prigioniera di un matrimonio combinato, circondata da raffinate ipocrisie e lontana dai propri sinceri affetti.
Tuttavia, tutte le forze troppo a lungo costrette straziano e distruggono, e Louisa lo sperimenta sulla propria pelle: strappatasi di dosso le strette vesti in cui è cresciuta, si sente, d’un tratto, nuda e insoddisfatta. Dentro sé prende forma l’amara consapevolezza di una vita incompleta, mutila; riscopre una fame e una sete mai appagate, ammette mancanze ormai incolmabili. Che avete fatto, rimprovera a suo padre, del giardino che una volta avrebbe potuto fiorire qui, in questo grande deserto? Soltanto allora il genitore prende coscienza degli errori commessi: credeva che la testa bastasse a tutto ma i suoi cari fatti l’hanno prontamente smentito.
Questo accade se si esclude la fantasia dal proprio quotidiano. L’immaginazione non è che la realtà in potenza e il sogno, in qualche modo, costituisce l’anticamera del fatto. Chi immagina nega il presente e si proietta in un’altra dimensione: è così che l’uomo ha sollevato il busto e si è avviato al progresso. Uno sguardo oltre la siepe e il mondo gli ha offerto infinite possibilità, sino ad allora giudicate impossibili.
L’equazione è presto detta: dalla sfera privata si passa alla pubblica, dal piano personale a quello sociale: la realtà può essere grigia e ingiusta, come le strade della cittadina inglese, in cui, all’ombra dei potenti, si affollano le classi più deboli. Ecco che Charles Dickens invita all’immaginazione, l’unico antidoto contro i tempi difficili. Non è solo un diritto: prima di tutto, è un dovere, un dovere di tutti.
Eccola di nuovo lì, Louisa, a scrutare il fuoco come ai vecchi tempi, ormai adulta, ma con un viso più umile e gentile. Finalmente libera, può creare un futuro alternativo, dipingerlo a suo modo. Cosa le accadrà? Caro lettore, conclude l’autore speranzoso, dipende da te e da me.