Sabato, 21 Dicembre 2024 (S. Pietro Canisio)

Sei in: Rubrica Anniversari » GIOVANNI COMISSO A 120 ANNI DALLA NASCITA.UN POETA DA RILEGGERE

  • mail

GIOVANNI COMISSO A 120 ANNI DALLA NASCITA.UN POETA DA RILEGGERE

15/07/2015, 18:37

     L’incanto, la favola, il paesaggio. Sono tre dimensioni dell’esistere nella letteratura di Giovanni Comisso nato a Treviso il 1895 e morto il 1969. Uno scrittore che ha raccontato tra i fili della memoria la nostalgia di un tempo dentro il quale testimonianza ed identità sono un unico andare e venire tra gli scoglie della parola. La parola è nella vita. Dannunziano Comisso sa del valore della parola. Dannunziano soprattutto all’inizio. Segue, infatti, D’Annunzio, a Fiume. Partecipa alla prima guerra mondiale.

      Scrive nel 1924 Il porto dell’amore, nel 1929 Gente di mare, nel 1930 Giorni di guerra. Si porta l’esilio come solitudine dentro il cuore. Questi citati sono solo tre titoli ma Comisso ha scritto tanto a cominciare dalle Poesie del 1916. La solitudine che si fa malinconia di viaggi. Era nato a Treviso nel 1895 e morto nel 1985.

      Un lento ascoltare testimonianze. Un chiaro scuro di paesaggi. Una poetica certo, come si diceva una volta, dell’essenza. E in questa essenza tutto il travaglio e l’inquietudine di un attraversamento del tempo. I suoi ultimi scritti del 1968 e del 1969: Attraverso il tempo e Diario 1951 – 1964 dimostrano la costante contemplazione che vive in quelle pagine che hanno una il lieve battito di una tensione tutta poetica.

      Così in La Favorita la cui prima edizione è del 1945 e la seconda edizione risale al 1958. E’ una raccolta di prose che dipinge, grazie ad un viaggiare tra paesi e “ambienti”, l’andare del tempo in un’atmosfera di colori i cui paesaggi rimandano ad echi storici. Ma la storia è solo un passaggio perché sono i ricordi che entrano dentro il mosaico della memoria. Un viaggio tra i luoghi e gli spazi dell’Italia. Da Nord a Sud.

      C’è un richiamo anzi un rimando. La prosa rondiana è tutta assorbita da queste pagine. Molto Cardarelli vi vive, chiaramente inconsciamente, tra il raccontare i luoghi in un intreccio tra cronaca e mito, ovvero tra realtà e favola. Il mare, le campagne, i quartieri, i paesi, le culture e le civiltà sono un recitativo poetico che abbina l’identità di un luogo con l’appartenere al luogo. Comisso con magistrali pennellate dipinge i quadri. Si pensi a Venezia, si pensi alla Liguria, si pensi a Pompei, a tutti il Sud, alla Lucania, alla Sicilia. E poi Metaponto, Taranto, Policoro, Sibari e Crotone nel cuore della Magna Grecia.

      Della Sicilia Comisso racconta: “Un gallo cantò vicino alla mia finestra. La luce erompeva sul mare”. Squarci solare tra le luci dell’alba e i crepuscoli. Spaccati di interiorità: “Decisi d’alzarmi e di partire. Dalla finestra vidi una terrazza dove zampetteva un magnifico gallo dalle penne fulve come il vino della sera avanti. Un gallo siciliano, sanguigno nelle barbiglie e nella cresta, sdegnoso ed armato di rostri acuti, imperava sulla terrazza, ora guardava a destra, ora a sinistra, come non volesse saperne di intrusi che potessero sopraggiungere. Al di sopra del bianco muretto l’azzurro del mare era tutto un fremere al vento e le montagne della Calabria stavano nitide nel cielo senza nubi”.

      Il dipingere i paesaggi è come, per Comisso, ritagliare i sogni nel quadro della vita. Questo libro, che porta un inciso proprio nell’edizione del settembre 1945 e fa capire la precarietà editoriale di quegli anni (“Edizione provvisoria: Le enormi difficoltà tecniche e di approvigionamento di materie prime ci costringono a rinunciare per il momento a quella cura e perfezione tipografiche tradizionali della nostra Casa”), è uno dei più belli e si presenta nella scrittura con una armonica bellezza. Il Comisso dello stile e della perfezione oggi sarebbe da rileggere.

Pierfranco Bruni
Foto (1)

Media

stilefashion
viverecongusto
terraecuore

Apri un portale

Newsletter



Lavora con noi

Contatti

redazione@portaleletterario.net

facebook twitter