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L’ELEGANZA E LO STILE DELLA POETICA DI IOSIF BRODISKIJ A 75 ANNI DALLA NASCITA

09/09/2015, 16:47

I luoghi della memoria sono  i luoghi di una metafora, che racconta non solo la storia di un uomo, ma anche la storia di un esilio e, in questo caso specifico racconta la storia di una inquietudine in cui la letteratura è identità sia della storia sia del tempo sia di un mito, che vive sottilmente dentro la parola.

      È così che Iosif Brodskij ha viaggiato raccogliendo i segni di una esistenza, che si è fatta letteratura e, a volte, dimensione onirica, a volte, eco di conchiglia, a volte tragedia.

      Iosif Brodskij  (San Pietroburgo, 24 maggio 1940 – New York, 28 gennaio 1996) uomo e scrittore, che ha attraversato i sentieri della cultura e della storia non fuggendo mai da quelle verità che costituiscono, tuttora, la certezza della libertà. E non fu, soltanto, un poeta che cercò la libertà o la verità ma fu un poeta che capì l’esilio. Poeta dell’esilio ma non della fuga.

      Arrestato, processato, cacciato dalla sua Patria solo perché quella sua parola poetica cantava il sogno, l’amore, il tempo ed era (lo è sempre) un gabbiano che trasporta segni sui mari del mondo.Marmi,

            Nel 1979 usciva La fermata nel deserto. Una metafora della ( e nella) solitudine in cui l’attesa si fa conquista di un nuovo giorno.

      Nel 1986 – 87  Fuga da Bisanzio. Un’altra metafora in cui il tempo reale si intreccia con la memoria nella quale si raccolgono tutte le stagioni e le speranze ma anche le tragedie . Fuga da Bisanzio è la consapevolezza di una tragedia, che è diventata tragedia non solo o non tanto individuale quanto storica. E poi sono venuti Il canto del pendolo, Dall’esilio, Fondamenta degli Incurabili. E precedentemente le Poesie nel 1986. Fino a che costituisce l’unico testo teatrale al quale Brodskij aveva cominciato a lavorare in Russia durante gli anni Sessanta, ma lo terminò soltanto nel 1984.

      In tutti questi scritti c’è un filo sottile che li tiene uniti. Questo filo è, appunto, la poesia. La poetica della parola che si fa poetica dell’essere e del tempo. Il poeta è quel “personaggio” che cammina non stancandosi di guardare negli occhi la vita. Ecco cosa dice Brodskij : “Se mai un poeta ha un obbligo verso la società è di scrivere bene. Essendo una minoranza non ha altra scelta. Venendo meno a questo dovere scivolerà nell’oblio”.

      Il testo teatrale di Marmi è, indubbiamente, un “obbligo” di testimonianza. Il dialogo tra Publio e Tullio è un grande affresco dai colori “marmorei” ma che sprigiona una forte passione e un sentimento non di rassegnazione bensì di attesa. Anche la solitudine è attesa o meglio è un’attesa dal cui superamento si innalzano segni di rivelazione. Ma l’uomo è solo. Dice Tullio : “ Eh? L’uomo?…L’uomo, caro Publio…L’uomo è solo…Come un pensiero dimenticato”.

            L’eleganza della parola fa di Brodiskij un poeta riferimento. Premio Nobel per la letteratura nel 1987. Un libro che ci offre questa eleganza è, certamente, Fondamenta degli Incurabili. Qui la nostalgia dello straniero è un velo di malinconia e di tristezza e diventa, soprattutto, liricità. Racconta di Venezia come se raccontasse della sua Patria. E ne parla in punta di piedi, con reverenza, con amore, intrecciato a quel sentire “straniero”. Così : “Di notte, in terra straniera, l’infinito comincia con l’ultimo lampione, e lì il lampione distava solo venti metri. C’era una gran quiete”.

      È una pennellata di chiaroscuri e di immagini, che ci allontanano dal tempo reale e ci introducono in quel tempo puro che si ascolta in Marmi. Ma qui Venezia è la metafora della bellezza, del tempo sfilacciato e del tempo ritrovato.

      C’è anche in questo Fondamenta degli Incurabili, la metafora dello straniero che, diventa metafora del viaggio. Non per cado Brodiskij ricorda il passaggio caro a Morte a Venezia. Ricorda i colori, i pittori, la musica della laguna. Riporta l’osservazione di Anna Achmatova quando dice: “L’Italia è un sogno che continua a ripresentarsi per il resto della vita”. Ed è vero! Un incrocio di civiltà e di culture. Venezia come Alessandria. Si chiede Brodiskij. Ma è l’amore che alla fine, prende il sopravvento. L’amore come l’acqua vera del poeta o come il sogno o come la rivelazione. In ciò sta l’eleganza e lo stile della poetica di un poeta cacciato dalla sua Patria e, nonostante tutto. l’amore resta il segno primordiale.

      “L’amore è un sentimento disinteressato. Una strada a senso unico”. Concluderà Fondamenta degli Incurabili con questa battuta penetrante: “…noi andiamo e la bellezza resta…noi siamo diretti verso il futuro mentre la bellezza è l’eterno presente”.

      E Venezia è il simbolo di questa bellezza, che rimane negli intrecci di tempo. Così l’amore. Perché l’amore “è più grande di chi ama”.

      Se Fuga da Bisanzio è un ritrovarsi nell’isola Fondamenta degli Incurabili è il manifesto dell’amore e della bellezza. Brodiskij ha, così, raccontato il superamento del tempo.

 

 

 

 

Pierfranco Bruni
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