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QUANDO GRAZIA DELEDDA SCRIVEVA POESIE IN LINGUA SARDA

A ventidue anni Grazietta componeva versi anche in sardo e si rivolgeva all’America per non dimenticare la Sardegna

26/01/2015, 15:25
Grazia Deledda

Nel 1938 Antonio Scano diede alle stampe in libro “Grazia Deledda, Versi e prose giovanili” che anche nel titolo dimostra come i primi critici ed amici della scrittrice considerassero la sua poesia una forma di comunicazione letteraria superata con la maturità.

Comunque sono note alcune liriche e una sua poesia, di cui darò i versi in un’altra nota della mia Rubrica,  è servita come testo per un notissimo compositore di musica colta e popolare nuorese.

Nel testo "America e Sardigna" datato diciannove febbraio 1893, Grazia Deledda ricalca un topos letterario molto caro alla poesia dei trovatori e dei primi poeti in volgare, celeberrima la “Ballateta” di Guido Cavalcanti.

Infatti qui la Deledda si indirizza direttamente non tanto alla poesia quanto alla stessa lingua sarda, lingua che ricorda il latino, affinchè possa più agevolmente solcare il mare ed arrivare fino in America per portare la voce direttamente della Sardegna in quel Continente e ricordare a tutti come l’Isola attenda ancora di essere conosciuta veramente.

Ma conosciuta in che cosa? Dai pochi versi deduciamo un importante annotazione: la Deledda sostiene che la vera identità della Sardegna, la sua più vera natura grazie alla quale potrà essere conosciuta e riscoperta nel mondo, risiede nella sua cultura, soprattutto nella lingua.

E’ così viene sfatato quel pregiudizio di molti studiosi e cultori della lingua sarda che sostengono come la Deledda in quanto soprattutto scrittrice in italiano, non rappresenti appieno l’anima sarda!

Grazia Deledda rispettava, amava ed apprezzava la lingua sarda nella quale il padre Antonio si esprimeva come buon poeta estemporaneo nella variante nuorese.
Ma proprio per far conoscere la sua Sardegna in tutto il mondo, ha pensato che il veicolo della recente lingua nazionale fosse effettiva garanzia di successo internazionale.
E come darle torto?


Grazia Deledda, Nuoro, 19.2.1893


America e Sardigna

-O limbazu chi ammentas su romanu
durche faeddu de sa patria mea,
tristu comente cantu ‘e filumena
chi in sas rosas si dormit a manzanu,
cola su mare, e cando in sa florida
America nche ses a tottus nara
chi s’isula ‘e Sardigna isettat galu
de esser iscoperta e connoschida…


(- O linguaggio che ricordi il romano,
dolce favella de la patria mia,
triste come canto di filomena,
che fra le rose si addormenta in sul mattino,
varca il mar, e quando ne la fiorita
America sei, di’ a tutti
che l’isola di Sardigna aspetta ancora
di essere scoperta e conosciuta…)

Neria De Giovanni

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