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GABRIELLA SICA, UNA CENA PER VALENTINO ZEICHEN
22/06/2020, 18:34
Forse non c’è categoria più invidiosa degli artisti, ognuno crede di essere il migliore sia esso scrittore, pittore, musicista. Sorrisi e complimenti davanti, ma dietro le spalle, l’ironia e sarcasmo. Tra tutti è restato famoso il caustico commento di Montale per l’indubbia popolarità di Ungaretti: io, prendo il Nobel, Ungaretti fa l’amore..
Questa premessa impreziosisce ancora di più l’ultima silloge di Gabriella Sica “Tu, io e Montale a cena” (interno poesia, € 10, pagg. 98) interamente dedicata al poeta Valentino Zeichen, il poeta di Fiume “trapiantato” a Roma , di cui Sica era molto amica.
Sono poco più di quaranta poesie dove la consuetudine di incontri con Zeichen e altri protagonisti della cultura si intreccia con quella che, a mio avviso, è sicuramente una co-protagonista, la città di Roma. Assistiamo così alle passeggiate di Gabriella Sica a Villa Borghese, lungo il Corso, da piazza del Popolo verso Piazza della Marina, ma anche con Valentino Zeichen, commensali nelle trattorie tipiche e negli appartamenti di amici scrittori, critici e poeti.
Questa silloge è fatta certamente di rimembranze ma non è lacrimosa o altisonante.
D’altronde, come recita il titolo, potrei dire che questa lirica di Gabriella Sica per Valentino Zeichen è una lirica conviviale, come i discorsi tra amici a tavola che si incontrano davanti a un piatto fumante e a un bicchiere di vino.
Proprio per questo “Roma è la commensale preferita” come ricorda il titolo di una poesia che mette in scena volutamente il ricordo delle cene “a tema fisso” in cui l’ironia e la sagacia di Zeichen vengono fissate nel verso insieme alla sua ferrea fede nella poesia.
Ma c’è anche l’autoironia del poeta che viveva con pochissimo e accettava il gioco mondano degli inviti a manifestazioni in cui doveva e voleva recitare la parte dell’ospite d’onore.
Molto delicata è una poesia dedicata a Evelina, la madre perduta da giovane, attraverso il cui fantasma la Sica ricostruisce un altro aspetto, più familiare e intimo, della poesia di Zeichen. E poi Zeichen che appare in sogno a Sica e le parla di “quell’idea della cena con Montale e pure con Pagliarani”; e ancora l’ombra stessa del poeta che si accompagna ai due grandi Ungaretti e Moravia, tutti e tre accomunati da un posto eterno al cimitero del Verano...
Ma in questa silloge dedicata a un poeta morto, è invece il tratto quotidiano di una vita condivisa, con ironia e intelligente arguzia, che fa capolino dai versi di Gabriella Sica.
Ancora ricordi culinari e conviviali per la famosa “pasta al sugo di pomodoro passato” che Valentino offriva nella sua baracca. E dialogo sempre aperto della poeta col suo amico cui domanda: “Potresti con Dio darti un po’ da fare/e attivare un filo teso e diretto/tra te e me tra i morti e i vivi/inviami un segno fammi un fischio/il tuo dire non è mai stato fioco/dimmi se nell’aldilà ti piace stare..”.
Per questi versi viene immediato alla mente quell’appello di Montale a sua moglie per fare un fischio dall’aldilà come segnale di riconoscimento..
“Tu io e Montale a cena” di Gabriella Sica è così è un caso poetico raro, per equilibrio e sobrietà, in cui due poeti si incontrano e si parlano ancora oltre il tempo, complice Roma eterna, caput mundi.