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LA POESIA LA MUSICA, QUANDO HO INCONTRATO MANGO

10/12/2014, 14:57

Come una rondine in volo in un cielo di vento mediterraneo è andato via. Il cantante. Il poeta dei tagli di luce. Ovvero Mango. È tra quei cantanti che rientrano nella mia ricerca e nel mio studio sul legame tra linguaggi musicali ed estetica della parola.

Avevo avuto modo di conoscerlo in occasione della pubblicazione del suo primo libro di poesie risalente al 2004. Più volte ho parlato di poesie con Mango. Piú volte ho intrecciato i suoi "solfeggi" musicali con il soffio della parola.

Parola nel disincanto e nell'incanto. Come ebbe a cantare. Come ebbe a raccontarci in quel canto in cui la danza di un sirtaki ci ha condotto tra un Oriente di sabbia e una terra d'Occidente. E i mari che sono orizzonti.

I suoi versi. La sua musica. Il suo cantico. Ho ritrovato il suo linguaggio nelle poesie del 2007, la cui versione metaforica era dentro il ritmo in un cadenzare lento di pause e di echi. Una parola fatta di accenti i cui toni sono un batter di suoni e una meraviglia dell'estasi. Un cantare che è musica. Una musica che ha lo scavo della poesia.

Anche nel 2007 ci siamo raccontati, tra Roma e la Lucania, un pezzo di poesia. Quella poesia che ha lo spazio di un'esistenza. Una esistenza. La poesia. La musica.

Pierfranco Bruni
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