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LA CIVILTA' EGIZIANA IN UNA POESIA DI ANTONIO MARIA MASIA

18/06/2017, 13:21

 

Il nostro tempo ci sta abituando ad una forte pressione migratoria.

Vengono da noi, passando il Mediterraneo, persone disperate, che fuggono da morte, siccità, fame, guerra e dolori di ogni genere.

Eppure soprattutto l'Africa mediterranea è stata culla di civiltà; eppure paesi dove adesso è la disperazione della guerra, c'è stata la ricchezza della cultura e della civiltà.

E il poeta Antonio Maria Masia, attivo presidente della associazione culturaleIl  Gremio dei sardi di Roma, ci ricorda la grande e potente cultura egiziana con questa bella poesia.

Grazie.

 

 

 

Su una riva si nasce,

 sull'altra si muore.

 di Antonio Maria Masia

 

Chefren elegante

ora brilla colpita dai fari

sotto un cielo ricamato di luci.

 

Più in là

piccola e tenera

Micerino discreta cerca riparo.

 

In penombra Cheope superba

sovrasta regina

il desolato pianoro di Giza

di notte nero di pece,

domani bianco assolato di neve.

 

Oltre l'improvviso tendone vociante,

pregno di profumi e levantini odori di cibi

per la gioia dei festanti turisti,

nel punto più scuro, più strano

giace la Sfinge,

il mistero irrisolto dell'uomo leone,

l'ambiguo ieratico volto di un popolo antico

di un tempo sfinito

di una esoterica gloria perduta

di una  muta  polvere gialla

che un vento leggero sospinge

in occhi sognanti di sole.

 

Lontano la valle

un orizzonte sperduto di luci

che lo sguardo non tiene

 

Enorme incontenibile Cairo,

sfacciata e regale

elegante e pezzente

miserabile  bellissima signora

di un  fiero mondo piegato

che prega e tratta su tutto.

 

 

Stanno lì a milioni

pigiati gli uni sugli altri

i rassegnati figli orgogliosi

dell'eterno divino Ramsete.

 

Lì come formiche

in un piccolo lembo

di miracolo verde,

frutto d'amore

di un Fiume maestoso.

 

Su una riva si nasce,

sull'altra si muore.

 

Adesso barconi di lusso

di pessimo gusto

carichi di moderna pregiata moneta

irriverenti

solcano il Nilo

in un tripudio di suoni e di canti

e di corpi ondeggianti

che replicano, incerti, esotiche danze.

 

Anche a Giza ora sotto  le stelle,

una improbabile orchestra senese

ritma forte frenetici suoni,

per voglie inespresse ed approcci sognati,

desideri di maschi, taluni maturi,

ad apparire, ai bagliori, freschi e vitali,

sguardi fuggenti in occhi di sole

di belle danzanti

dentro larghe tuniche egizie di cielo

per arrivederci sperati,

o forse per dolenti rimpianti d’addio.

 

D'intorno ricordi se vuoi

il sovrumano  silenzio regale

di  Akhen-Aton, il figlio del Sole    

mentre dolce carezza la sua Nefertiti,

la bella che viene da lontano.

 

Domani a Saqara, l'antica

una tempesta di sabbia,

… e nei cuori………

una tempesta di emozioni…..

 

 

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