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IL PIRANDELLO DI PIEFRANCO BRUNI : DA "IL FIORE" DI DANTE AL NOVECENTO

Alla Fiera nazionale del libro di Roma il 10 dicembre

09/12/2016, 22:46

 Sabato  10 dicembre 2016, alle ore 17:00, Pierfanco Bruni terrà un incontro dal titolo “Pirandello tra due anniversari: a 80 anni dalla morte e a 150 dalla nascita. Un Pirandello riletto oltre ogni schema, tra Dante e Pavese”, alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria a Roma Più libri più liberi, presso il Palazzo dei Congressi dell'EUR a Roma.

Durante l'incontro, presso lo Stand L24, oltre al Firma Libro, verrà proiettato il video realizzato da Anna Montella per il libro "Luigi Pirandello - il tragico e la follia" di Pierfranco Bruni, Nemapress Edizioni.

Una lettura di Pirandello oltre i limiti consueti, che richiama il Dante giovane che esordisce con Il Fiore, un poemetto parodico che mette in discussione i valori cortesi del mondo feudale ormai al tramonto. Il Fiore è la metafora della donna cortese e carnale e sostituisce la Rose del Roman. La donna, chiamata Bellaccoglienza, è protetta in un castello fortificato mentre l’Amante cerca di conquistarla. Soltanto dopo l’intervento di Venere che incendia il castello mettendo in fuga gli avversari è possibile il loro congiungimento carnale ineludibile. Un lieto fine, questo,  condito dai ringraziamenti finali dell’Amante. Nella prima quartina del sonetto di apertura compaiono due sintagmi: ‘Dio d’Amor’ di ascendenza ovidiana, riattivato nella letteratura francese e nella lingua volgare in Italia, e il ‘giardin di Piacer’ che diventerà la “selva oscura” della Commedia.

Questa opera giovanile di Dante contiene una serie di strutturazioni numeriche e corrispondenze verbali e formali, da essere considerata prodromo della matura “Divina Commedia”. Come afferma Bruni "Pirandello citava spesso il Canto V dell’Inferno dantesco, di Paolo e Francesca, e considerava la Divina Commedia, l’epicentro della simbologia esoterica. Leggeva nelle stelle il calcolo numerico della ciclicità. Anche Pascoli amava in Dante il mondo esoterico e numerologico".

La metafora del castello ricorre anche nell’episodio del Furioso dell’Ariosto ma in una situazione ribaltata rispetto a Il Fiore di Dante, perché le donne non ringraziano Bramante per averle liberate dalla dolce prigionia del castello del mago Atlante.

In Pirandello un simbolo sessuale 'moderno' è la rivoltella, strumento di morte che rinvia ai Demoni e a L’Idiota di Dostoevskij.  Moscarda viene ferito da un proiettile nell’atto di un  congiungimento carnale con Maria Rosa, in una specie di messa in scena beffarda in cui l’Eros trova sfogo in un colpo di rivoltella.

Simboli di caduta nella scrittura pirallendiana sono il buio, il fango e le pozzanghere. Il capitoletto “Lo scoppio” in Uno nessuno e centomila ricorda “Un giorno di pioggia” di Baudelaire: è il tema del grigiore della vita moderna, della selva oscura, che ricorre in tanta letteratura del Novecento.

Il  viaggio – discendente - ascendente che Pirandello compie, attraversa lo spazio della sua scrittura: un labirinto di simboli e metafore che conduce alla metafora finale della vita che ‘non conclude’.

Si legge nel libro di Pierfranco Bruni: «La vera modernità, in fondo, è che Pirandello ha reso tutto contemporaneo non tralasciando mai la forma, l’immaginario, la comunicazione, il destino di una tradizione che ha unito l’estetica del raccordo tra sentimento e lingua e il “bisogno” di essere inquieti nel tempo in cui si vive, in quanto soltanto lo sguardo delle inquietudini permette l’osservazione e l’ascolto».         

 

 

Daniela Rubino
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